«Dobbiamo pensare l’impensato». Sta tutta in questa frase, pronunciata da Alessio Lilli, presidente di SIOT (Società Italiana per l’Oleodotto Transalpino), la sintesi del futuro della società che gestisce l’oleodotto.
L’occasione per pronunciarla è stata fornita da un incontro organizzato dal Propeller Club di Trieste proprio per analizzare presente e del futuro di SIOT. Ad oggi, l’azienda parte del Gruppo TAL ha già iniziato a ipotizzare utilizzi diversi dal proprio core business, focalizzato sul trasporto del greggio. Il tutto in prospettiva di veder diminuire questo tipo di traffico a causa della transizione ecologica. Nei mesi scorsi era stato lo stesso Lilli a pronosticare uno scenario non ancora illustrato al grande pubblico.
Secondo il manager, entro 10 anni a Trieste si sbarcheranno 20 milioni di tonnellate in meno di greggio (oggi se ne contano circa 37,2 milioni l’anno), come conseguenza della corsa verso la decarbonizzazione.
Anche per questo l’azienda ha iniziato a muoversi su diversi fronti. Esiste già un cavo per il trasporto di dati che utilizza l’oleodotto per scorrere dalla Germania verso l’Italia, ma esiste anche una stazione di produzione di energia elettrica che utilizza il petrolio a caduta (come fosse acqua) per far girare una turbina. Sono solo due esempi di come l’infrastruttura esistente potrebbe essere sfruttata per altro. A margine dell’incontro di ieri sera, Lilli – che ricopre anche la carica di General manager di TAL – ha risposto ad una domanda del pubblico con una suggestione che prevede l’ipotesi di utilizzo del “tubo” anche per il trasporto di gas o di CO2 o, addirittura di idrogeno. «Non sono un ingegnere e quindi le mie sono solo idee che andranno verificate, ma – ha detto Lilli – credo che dobbiamo pensare l’impensato».
Un futuro non tanto distante, quello descritto da Lilli, ma oggi allontanato dalla crisi globale, in parte legata alla guerra in Ucraina. Il ritorno in auge degli idrocarburi (addirittura del carbone) come fonte di produzione energetica ha fatto riaccendere la discussione sulle fonti alternative, forse rallentando il percorso lungo una strada già segnata.
Da più di 50 anni il Gruppo TAL gestisce l’Oleodotto Transalpino, l’infrastruttura energetica lunga 753 km che collega il porto di Trieste con il Centro Europa, provvedendo al fabbisogno petrolifero di Austria (90%), Repubblica Ceca (50%) e Germania meridionale (100%).
Il Gruppo si compone di tre società che operano nei Paesi attraversati dall’Oleodotto: Società Italiana per l’Oleodotto Transalpino S.p.a. (S.I.O.T.) in Italia, Transalpine Ölleitung in Österreich Ges.m.b.H. in Austria, Deutsche Transalpine Oelleitung G.m.b.H. in Germania.
La compagine azionaria è rappresentata da alcune delle majors del settore petrolifero: OMV, Shell, Rosneft, ENI, C-BLUE B.V. (Gunvor), ExxonMobil, Mero, Phillips 66/Jet Tankstellen e Total.