È disponibile nei laboratori della zona industriale di Trieste una nuova macchina che mette Refit Style ai vertici italiani per la lavorazione di materiali sintetici.
L’azienda che l’ha comprata, un’altra delle piccole eccellenze del tessuto artigianale sul territorio, si è specializzata con l’andare degli anni nella consulenza, nei progetti e nella posa in opera di materiali che nascono per sostituire il legno, essenzialmente su imbarcazioni di piccola o media misura che possono così rifarsi il look. La novità più recente, però, riguarda un cambio di tendenza – per ora solo all’inizio – sui maxiyacht. A differenza di quanto accadeva in passato, alcuni proprietari di imbarcazioni oltre i 20 metri, hanno iniziato a pensare che il legno non sia sempre e per forza sinonimo di lusso.
«Non è tanto una questione di costi al momento dell’acquisto – spiega Erika Tramarin, amministratrice di Refit Style – quanto del risparmio che si riesce ad ottenere nel tempo con gli interventi di manutenzione».
Da qualche mese Refit Style non teme concorrenza. Dopo l’arrivo della nuova macchina a controllo numerico nella sede di Via Delle Saline a Muggia, con la possibilità di operare su 25 metri quadrati di materiale. Tanto per un confronto, i falegnami e i posatori professionisti (che rappresentano in qualche modo i competitor dell’azienda triestina) lavorano su attrezzature da 2 metri quadrati. Ma gli investimenti sembrano destinati a non fermarsi: altri acquisti sono in programma a breve, per la fresatura della resina solida e la creazione di profili specifici per la nautica.
Quindi un futuro radioso attende l’azienda triestina, o qualche criticità all’orizzonte si intravede? L’espansione non è da escludere ma, risponde molto chiaramente Erika Tramarin, «è sempre più difficile trovare artigiani». La questione è la stessa sollevata da altre imprese del territorio, in merito alla reperibilità della manodopera e di quella specializzata in particolare. «Credo si tratti di una questione culturale. Siamo legati al fatto che la manualità – aggiunge Tramarin – non sia una dote. Così continuiamo a sfornare laureati disoccupati».
Per quanto riguarda le applicazioni, Refit Style – che ha chiuso l’ultimo bilancio con circa 500mila euro di fatturato – in realtà potrebbe trovare espansione anche in settori al di fuori della nautica. Un esempio potrebbe essere costituito dalle spa, o da aree benessere di abitazioni private, così come da altri contesti dove c’è bisogno di performance di durata e mantenimento della qualità del prodotto, rispetto alla reazione che si può avere in presenza di umidità.
L’azienda a conduzione familiare vede la luce già nel 1997, quando il fondatore Mirco Gazzato, spinto dalla grande passione per il mare e le imbarcazioni, inizia a muovere i primi passi nel mondo della cantieristica, approfondendo le competenze nella lavorazione della resina e della costruzione di complementi allo scafo. Nel 2000 diventa il primo importatore di materiale sintetico in Italia, utilizzato quale alternativa nel rivestimento delle plance. Refit Style è oggi l’unica azienda in Italia a lavorare tutti e tre i materiali sintetici in commercio: Pvc, resina, Eva (Etilene Vinil Acetato), combinando tecniche artigianali con l’utilizzo di tecnologia da taglio ad alto livello.
Una piccola curiosità, Refit Style la riserva alla formazione. Per tutti gli artigiani o i cantieri che decidono di offrire ai loro clienti questo genere di prestazioni, è stata creata la Decksystem Academy. Si tratta di una vera e propria accademia della lavorazione del materiale sintetico, della sua applicazione ma non solo. Una delle maggiori difficoltà che incontrano i professionisti nell’utilizzare i materiali sintetici, infatti, è costituita dalla proposta all’armatore. Per questo motivo, l’Accademia offre anche un supporto commerciale per la conoscenza del materiale, dei suoi utilizzi e dei vantaggi che offre.

 

 

Una lavorazione degli artigiani di Refit Style.

 

Un momento delle lavorazioni sulla poppa di una barca.