Gli ultimi accordi per nuovi laser stanno per essere chiusi all’ospedale di Valencia e al Burlo Garofolo di Trieste: un mercato in continua evoluzione che non permette soste, quello in cui è immersa la Eufoton.
L’azienda, una delle tante realtà brillanti e misconosciute del panorama imprenditoriale del territorio, ha sede nel BIC di via Flavia a Trieste, l’incubatore industriale che ha sempre avuto una vocazione biomedicale. Ma, mentre fino a una decina di anni fa le presenze erano maggiormente legate a periodi di permanenza più brevi e conseguenza dei finanziamenti, oggi la solidità delle aziende pare aver preso il sopravvento.
Eufoton opera a Trieste dal 1999 in un settore, quello dei laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, amplificazione della luce per mezzo dell’emissione stimolata di radiazioni) che conta nel mondo numerosi competitor. L’azienda studia e produce apparecchiature portatili laser a semiconduttori: è questo il prodotto che l’ha resa famosa nel mondo. I laser a semiconduttori (materiali con comportamenti intermedi tra isolanti e conduttori per quanto riguarda il passaggio di elettricità) sono di dimensioni contenute e hanno assorbimenti di corrente bassi rispetto alla quantità di luce emessa. Con le apparecchiature di Eufoton si possono trattare patologie che vanno dalla specialità chirurgica a quella dermatologica, passando per la ginecologia, la medicina estetica, la neurochirurgia, la stomatologia e la veterinaria.
L’inizio dell’attività è stato caratterizzato dalla fortissima volontà di introdurre i nuovi tipi di laser a diodi nelle varie discipline mediche, anche grazie a un’opera ininterrotta di formazione e comunicazione. Eufoton oggi si posiziona ai primi posti il suo brand sul mercato nazionale ed internazionale dei laser a diodi portatili. Il successo è sicuramente frutto anche della qualità che i device hanno saputo offrire dal punto di vista manutentivo oltre che applicativo.
Le ultime novità in casa Eufoto riguardano due importanti progetti a Valencia e al Burlo Garofolo, l’ospedale infantile di Trieste, ma i particolari non possono ancora essere divulgati, in attesa della pubblicazione dei risultati sulle riviste scientifiche. La luce con la quale si lavora su questi apparati è artificiale, non esiste in natura. La continua evoluzione di nuovi colori e nuove lunghezze d’onda caratterizza questo genere di tecnologia: un tempo il laser ne aveva 3-4, oggi c’è ne sono 30.
Ma il compito non si esaurisce con la realizzazione del macchinario portatile. L’azienda è impegnata anche a formare e aggiornare i medici con corsi teorico pratici. Attualmente Eufoton è in grado di coprire in Italia, tramite una rete di agenti e distributori, tutto il territorio nazionale, mentre all’estero è attiva in oltre 50 nazioni.
«I corsi si svolgono sempre di più online, sembra una prassi consolidata resa obbligatoria dal Covid – spiega l’amministratore delegato di Eufoton, Francesco Marangoni – anche se noi abbiamo una vocazione storica nell’organizzare seminari e occasioni di incontro».
L’azienda a conduzione familiare conta 15 dipendenti e un fatturato da 6,1 milioni l’anno (dato 2021), è insediata al BIC dai primi anni 2000 dove, a detta dello stesso Marangoni, questo genere di attività trova una collocazione ottimale. Le prossime sfide in programma? Su tutte una: restare sul mercato in maniere incisiva così come fatto finora, nonostante la competizione agguerrita in tutto il mondo. Oggi la ricerca ricerca e lo sviluppo dei singoli prodotti sono interni, ma la ricerca medica, ovviamente, viene portata avanti in collaborazione con istituti e professionisti. Anche triestini. Si ricevono consigli, ma anche richieste, perché- è ormai un dato di fatto – certe professioni mediche, senza laser, non potrebbero essere eseguite così come noi le conosciamo.