Fumata nera, oggi a Roma, dopo l’incontro al ministero per lo sviluppo economico sulla vertenza Wartsila di Trieste. Il Gruppo finlandese non ha accolto la richiesta di fermare la procedura di licenziamento per i 451 addetti allo stabilimento di Bagnoli della Rosandra, dove si costruiscono motori marini e unità destinate alla produzione di energia elettrica. Wartsila ha quindi confermato la chiusura della fabbrica e il trasferimento della produzione in Finlandia. «Di fronte a questa scelta irragionevole da parte dell’azienda ci sarà una risposta di adeguato livello da parte del governo. È una questione di poche ore» ha commentato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, al termine dell’incontro.
La Regione FVG ha preso atto della decisione nonostante le richieste avanzate dalla Regione stessa, governo, sindacati e Confindustria, ma prosegue nelle azioni avviate anche sul piano legale e userà tutti gli strumenti a propria disposizione per tutelare i posti di lavoro e il patrimonio industriale del Friuli Venezia Giulia e dell’Italia, anche percorrendo strade e adottando strategie nuove e mai attuate finora. È questa la posizione espressa dal presidente della Giunta regionale FVG, Massimiliano Fedriga, durante la riunione al Mise. Fedriga ha quindi auspicato che sulla posizione offensiva di Wartsila si apra anche una procedura europea di verifica delle norme sulla concorrenza, esprimendo preoccupazione perché l’atteggiamento dell’azienda pone dubbi sulla volontà di proseguire la propria attività di ricerca e sviluppo nel sito triestino.
L’azienda ha espresso la volontà di presentare un “piano di mitigazione” per ridurre gli effetti della decisione. Piano che verrà inviato a sindacati e istituzioni “nei termini e in linea con quanto previsto dalla legislazione italiana”. Wartsila ha “anticipato di aver identificato un advisor specializzato in progetti di reindustrializzazione.
Pur senza comunicazioni ufficiali, pare che anche Fincantieri abbia inasprito i rapporti con il Gruppo finlandese. Così come riportato da un suo portavoce all’agenzia Ansa, infatti, Fincantieri ha interrotto le collaborazioni strategiche per l’innovazione di prodotto su motori green, non ritenendo di poter continuare la partnership.
Con una nota unitaria, infine Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito che «… Si tratta di una “delocalizzazione a tradimento” con 451 licenziamenti che si configura sempre più come decisione scellerata, politica e non industriale. Wartsila ancora una volta gira le spalle, non solo al governo Italiano, ma a tutto il paese. Abbiamo apprezzato la posizione espressa a nome del Governo, dai Ministri Giorgetti e Orlando nel rivendicare la continuità produttiva e occupazionale e riconoscere nel sito triestino una vocazione industriale strategica per l’intera filiera della cantieristica» Sempre secondo i sindacati, è ora importante un intervento urgente del parlamento per modificare la Legge 234/21, introducendo misure più efficaci nel contrastare le scellerate delocalizzazioni di multinazionali. «Contro queste scelte di Wartsila, che pregiudicano il futuro dell’intera Wartsila Italia, Fim Fiom Uilm proclamano un ulteriore pacchetto di almeno 8 ore di sciopero da effettuarsi in tutti i siti secondo le modalità definite dalle Rsu» conclude la nota.