Un modello di business che punta su qualità e non su produzione di massa, collaborazioni con università ed enti di ricerca e la volontà di espandersi per le nuove sfide di microelettronica e meccatronica.
SCEN, l’azienda situata nella zona industriale di Muggia, nella valle delle Noghere, sembra più una startup in versione local della Silicon Valley, piuttosto che una delle realtà semisconosciute che vanno ad allungare la lista dei “piccoli gioielli” dell’area triestina.
L’azienda fa riferimento a tre soci (uno di minoranza appartiene ad una nota famiglia imprenditoriale del territorio), non ha veri “capi” e neanche un reparto commerciale. Già questo sarebbe sufficiente a dedicarle uno studio da specialisti. Si punta molto sulla responsabilità e l’abilità dei singoli collaboratori e, come spiega il presidente Diego Bertocchi, la fiducia viene ripagata. Ci sono una mensa e alcuni spazi dedicati alla cinquantina di tecnici e amministrativi che operano all’interno del capannone principale. Tra questi anche un’ostetrica e un macellaio, iquali hanno scelto strade diverse dalle loro professioni e si sono affezionati a quella che poteva sembrare un’avventura.
Fin qui l’organizzazione aziendale. Ma sono anche i prodotti di SCEN a suscitare notevole interesse. Per i profani si potrebbe limitarsi e scrivere che SCEN si occupa di schede elettroniche, soprattutto con prototipi e comunque senza produzioni di massa (al massimo 10mila pezzi per alcune specifiche realtà).
In realtà è più corretto specificare che la società, nata nel 2006, arrivata fin qui con alterne vicende e collaborando con oltre 10.000 progetti, opera nei settori EMS (Electronics manufacturing service) e ODM (Original design manufacturers) di ingegnerizzazione, valorizzazione, industrializzazione, ricerca e sviluppo, progettazione software, firmware e produzione di prototipazioni rapide, mass production e test.
I campi di interventi sono i più disparati, considerando che le nostre vite – e quelle delle aziende – sono ormai guidate dall’elettronica. Ecco quindi che i progetti di SCEN vengono poi sviluppati per la nautica e l’intrattenimento, per la produzione siderurgica e le telecomunicazioni, fino alle applicazioni per le le gare della MotoGP. Insomma, da SCEN si passa senza patemi da un piccolo dispositivo per le intercettazioni ambientali a una cucina, da un radar a un bastone per non vedenti, che al momento risulta un unicum a livello mondiale.
Qui si lavora ogni giorno ad un decina di progetti diversi, si collabora con enti di ricerca e università (un peccato non ci sia quella di Trieste), facendo di SCEN un importante partner per molte realtà innovative di ricerca e produttive in molti settori, soprattutto dopo la fase dell’Europa allargata e grazie alla vocazione di Trieste “città della scienza”.
Il messaggio della mission è chiaro: dare supporto a progettisti, laboratori di ricerca o aziende che hanno bisogno sia di informazioni tecniche sia di prototipi o bassi numeri di produzione con elevato contenuto tecnologico, in tempi molto brevi. Esigenze che, con la tendenza a fabbricare all’estero e in quantitativi enormi, impediscono l’accesso alla tecnologia produttiva, ostacolando l’industrializzazione per produzioni di massa, test, logistica, distribuzione e post vendita.
Dopo la prima fase di prototipazione o pre-serie in funzione della qualità, quantità e dal target price definito dai partners, il cliente può decidere in quale manufacturer tra Italia, Slovenia, Romania o Cina proseguire con o senza l’ausilio di SCEN.
La scelta di non annegare nel gioco al massimo ribasso – perché «tanto si troverà sempre chi propone la stessa cosa un euro di meno», osserva Bertocchi – risponde ad esigenze etiche. Vere e non di copertura, come purtroppo spesso accade. SCEN addirittura, con le sue scelte di organizzazione, si propone quale partner il reshoring. Far rientrare le medie e grandi produzioni in Italia per tenere sotto controllo il processo produttivo, spesso difficile da gestire quando le fabbriche si trovano a migliaia di chilometri di distanza.
Oggi SCEN, che registra circa 6 milioni di euro di fatturato e una crescita attorno al 25% nell’ultimo anno di attività, a livello locale ha progetti di espansione. Si vorrebbero acquisire nuovi capannoni e si sta lavorando al progetto – in realtà già avviato – per un villaggio dell’innovazione tra microelettronica e micromeccanica (meccatronica). Una smartfactory che sarà denominata “Area SCEN”, con l’obiettivo principale di collegare ricerca e industria, anche sfruttando conoscenze che derivano da anni di esperienze e possono essere messe a disposizione di altri.
Oggi sono attivi con SCEN (che detto per inciso significa equilibrio) circa 500 clienti, la maggior parte acquisiti grazie al passa parola aziendale, ma l’attività di formazione (scuole e università) non si è mai fermata, così come resta valida l’offerta a collaborare rivolta a selezionate startup, per le quali l’Italia non è certo la Silicon Valley…

 

LETIsmart, il bastone intelligente

Il progetto di SCEN per un bastone di ausilio ai non vedenti è stato riconosciuto come standard a livello nazionale. L’attrezzatura, applicabile a diversi sostegni, permette di abbattere le barriere architettoniche sfruttando gli impulsi sonori.
L’idea è nata dall’esperienza personale di Marino Attini, prima presidente della sezione triestina, ora consigliere Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
LETIsmart VOCE è un manico leggero ed ergonomico che può essere sostituito a quello del bastone in uso a non vedenti e ipovedenti. É collegato via radio a una serie di segnalatori che vengono installati in città. Funziona premendo due pulsanti: il dispositivo parla attraverso un altoparlante posto sulla parte superiore del manico o tramite cuffie. Il dispositivo funziona grazie a un sistema di radiofari localizzatori installati in giro per la città (a Trieste è già in funzione), nei luoghi più importanti. Queste antenne sono in grado di parlare con il bastone: più segnalatori sono collocati nel percorso urbano, più facile sarà muoversi in autonomia. LETIsmart VOCE è stato concepito anche per cambiare il modo di spostarsi su autobus e taxi, perché è in grado di segnalare le fermate, comunicare il numero dell’autobus che sta arrivando, far suonare la porta di salita in modo che possa essere raggiunta con precisione. Permette inoltre di avvertire a distanza il conducente che c’è una persona con problemi visivi alla fermata, in modo che ci metta più attenzione quando si ferma. LETIsmart VOCE si ricorda anche i percorsi che abituali e avverte solo quando arriva l’autobus prescelto. Funziona anche con i taxi.