La dirigenza Tirso conferma di non voler procedere alla chiusura dello stabilimento di Muggia.
La posizione è stata resa nota durante l’incontro di oggi , al quale hanno preso parte al tavolo i dirigenti dell’azienda, gli assessori della Regione FVG Sergio Emidio Bini (Attività produttive) e Alessia Rosolen (Lavoro), il sindaco di Muggia Polidori, Friulia, Confindustria Alto adriatico e le parti sindacali. L’azienda sostiene di essere alla ricerca di soluzioni alternative, annunciando un secondo incontro informativo nel mese di settembre. Dalla settimana scorsa ha esteso le ferie collettive agli oltre 270 dipendenti dalle 2 alle 4 settimane.
La problematica principale, come già evidenziato nell’assemblea di giovedì scorso, è legata agli elevatissimi costi dell’energia: l’ultima bolletta recapitata ammonta a 1,6 milioni di euro. L’azienda rassicura, ma allo stesso tempo fa sapere che, se la crisi energetica continuerà, nel mese di settembre con molta probabilità si ricorrerà alla cassa integrazione. Tirso Spa è una delle poche aziende nazionali italiane nel settore tessile che possiede gruppi e siti produttivi sia in Italia che all’estero: Fil Man Made Group (Cina, Portogallo, Turchia).
Le organizzazioni sindacali restano preoccupate in modo particolare per i 60 lavoratrici e lavoratori assunti con contratto di somministrazione, a tempo determinato e indeterminato. «Come NIdiL Cgil teniamo alta l’attenzione sulla situazione dei lavoratori somministrati, che in questa tipologia di situazione sono i primi a rischiare di perdere il posto a causa della forma contrattuale meno stabile – spiega Nicola Dal Magro, segretario NIdiL Cgil Trieste e coordinatore Cgil Muggia – . Non possiamo fare a meno di segnalare la necessità di un tavolo allargato a tutte le sigle sindacali, alle rappresentanze industriali e alle istituzioni per individuare le fasi di un percorso che dia un futuro a questa città».
Da parte sua la Regione, nell’evidenziare come il costo dell’energia e delle materie prime abbia raggiunto livelli improponibili per le imprese, ha illustrato ai rappresentanti di azienda e sindacati presenti, l’intermediazione in corso con il Governo centrale per fronteggiare l’impatto dei costi sulla produzione e sul lavoro. Attraverso la commissione per lo Sviluppo economico della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, come ha spiegato l’assessore regionale alle Attività produttive, verrà presentata al Governo una nota in cui si evidenzia la necessità di una norma nazionale, dato che la materia non è di competenza regionale, con cui si prevede, per un periodo transitorio, di “congelare” gli effetti sulla contabilità societaria dei sovra costi, rispetto al 2019, delle spese per l’energia e per le materie prime, o in alternativa, consenta l’ammortamento degli stessi nei quattro anni di bilancio successivi. L’assessore al Lavoro, nel prendere atto delle rassicurazioni dell’azienda di voler mantenere il sito produttivo a Trieste e del fatto che i problemi legati ai costi energetici produrranno un necessario rallentamento dell’attività lavorativa in autunno, ha chiesto all’impresa di condividere il percorso legato all’utilizzo degli ammortizzatori e di non procedere con decisioni unilaterali stante la disponibilità della Giunta regionale a seguire ogni passaggio e a mettere a disposizione risorse per accompagnare scelte di politica del lavoro.